giovedì 3 dicembre 2009

Elegie ovidiane (in prosa, purtroppo)

EPIGRAMMA DELL'AUTORE
Noi, che poc'anzi eravamo cinque libri di Nasone, ora siamo tre: l'autore ha preferito questo lavoro al precedente. Anche ammettendo che tu non provi alcun piacere a leggerci, ne avrai però minor fastidio, poiché due libri sono stati tolti.


Amores, I 1
 Mi accingevo a celebrare con metro solenne le armi e le guerre crudeli, in modo che l'argomento e l'elemento ritmico concordassero. Il verso che seguiva era di lunghezza uguale al precedente; dicono che Cupìdo abbia riso e abbia sottratto un piede. «Chi, o crudele fanciullo, ti ha concesso tale diritto sulla poesia? Noi poeti siamo seguaci delle Muse, non tuoi. Che accadrebbe se Venere strappasse via le armi alla bionda Minerva, o se la bionda Minerva agitasse al vento le fiaccole ardenti? Chi potrebbe accettare che Cerere sia la regina delle selve montane e che i campi vengano coltivati agli ordini della vergine con la faretra? Chi potrebbe fornire a Febo, che si distingue per la sua chioma, un'aguzza lancia, mentre Marte fa' risuonare le corde della lira aonia? Tu possiedi, fanciullo, regni grandi e molto potenti; perché aspiri ambiziosamente a una nuova impresa? Ti appartengono forse tutte le cose, dovunque esse siano? È tua anche la valle di Elicona? Neppure Febo dovrà considerare sicura la sua lira? Appena il nuovo componimento si è elevato nel primo verso, il verso successivo attenua l'impeto del mio carme. Ed io non ho argomenti adatti a poesia più leggera: un fanciullo o una fanciulla dalle lunghe chiome ben pettinate.» Mi ero lamentato, quand'ecco egli, schiusa la faretra, scelse frecce destinate alla mia rovina, piegò con decisione contro il ginocchio l'arco ricurvo e disse: «Eccoti, o poeta, l'argomento dei tuoi canti!» Me sventurato! Quel fanciullo aveva frecce infallibili: brucio, e nel mio cuore, già libero, ora regna Amore. Nei sei piedi si alzi il mio canto, nei cinque si abbassi. Addio, crudeli guerre, a voi e al vostro metro! O Musa che si deve cantare con undici piedi, cingi le tempie bionde con il mirto che fiorisce sui litorali!

Amores, I 9

Ogni amante è un soldato e Cupìdo ha un suo accampamento; credimi, Attico, ogni amante è un soldato. Infatti l'età adatta per far la guerra va bene anche per far l'amore: è ignobile far combattere un vecchio, è ignobile una passione senile. Quegli stessi anni fiorenti che il capitano esige dal soldato coraggioso, la bella innamorata li esige dall'uomo che le è compagno: entrambi nella notte vegliano, entrambi riposano per terra; l'uno monta la guardia davanti alla porta della sua donna, l'altro davanti a quella del suo capitano. Il dovere di soldato comporta lunghi viaggi: manda lontano la ragazza, instancabile l'amante la seguirà fino in capo al mondo; affronterà i monti che incontrerà sul suo cammino e i fiumi gonfi per le piogge, calpesterà le nevi ammassate e, se dovrà solcare i mari, non addurrà a pretesto la furia dei venti e non scruterà il cielo cercando le costellazioni propizie per la navigazione. Chi, se non il soldato o l'amante, vorrà sopportare il rigore della notte e la neve mista a fitta pioggia? Uno viene inviato come esploratore contro terribili nemici, l'altro tiene d'occhio il rivale come un nemico. Questo stringe d'assedio importanti centri urbani, quello la soglia della crudele amica; questo sconquassa le porte della città, quello la porta della sua bella. Spesso fu utile attaccare i nemici immersi nel sonno e con le armi in pugno fare strage di una moltitudine inerme; così furono sconfitte le feroci schiere del tracio Reso e voi, cavalli, rapiti doveste abbandonare il vostro padrone: naturalmente anche gli amanti sfruttano il sonno dei mariti e, mentre i nemici dormono, mettono in azione le loro armi. È compito del soldato e dell'assiduo sfortunato amante oltrepassare schiere di custodi e squadre di guardia. Se Marte è insicuro, anche Venere non offre certezza: i vinti si riprendono, mentre soccombono quelli che mai avresti detto che potevano cadere. Perciò chiunque definiva l'amore come inerzia, la smetta: l'amore è indizio di un'indole intrapredente. Achille si consuma di dolore per la sottrazione di Briseide (finché ne avete la possibilità, o Troiani, fiaccate le forze argive); Ettore andava in battaglia reduce dagli amplessi di Andromaca ed era proprio la moglie a mettergli l'elmo in capo; si narra che il sommo dei duci, l'Atride, rimase attonito nel vedere la figlia di Priamo con le chiome sciolte come una Mènade; anche Marte, sorpreso in flagrante, dovette subire i lacci del fabbro divino: in cielo nessuna vicenda suscitò maggior scalpore. Anch'io ero pigro e nato per i molli ozii, il letto e la penombra avevano reso fiacco il mio animo; ma l'amore per una bella ragazza mi ha scrollato di dosso l'apatia e mi ha spinto a militare al suo servizio. Da allora tu mi vedi agile e pronto ad affrontare i combattimenti notturni; un rimedio c'è dunque per chi non voglia impigrire: l'amore.

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